La storia del giocatore cresciuto nella Roma dove sembrava un possibile erede di De Rossi. Il suo arrivo può togliere però spazio a Van de Looi
Brescia. C’è un altro Viviani per il centrocampo del Brescia. Dopo Mattia, ecco Federico. Un metronomo “vecchio stile” (classe ’92) per un reparto che un giocatore simile lo aspettava dai tempi di Alessandro Budel, che arrivò a Brescia nel gennaio 2010 con Cordova e i due risultarono decisivi per la promozione in serie A delle rondinelle. Federico Viviani ha nelle sue corde l’abilità nel dettare i tempi del primo, lo sguardo sempre proiettato in avanti del secondo, con in aggiunta la pericolosità sui calci di punizione sempre del centrocampista cileno.
I De Rossi nel destino. Federico Viviani, romano della zona di Viterbo, nasce a Lecco il 24 marzo 1992, figlio di Mauro, ex centrocampista della Lazio nella stagione 1981-1982 e che nel 1992 giocava appunto nel Lecco. Da giovane è tifoso Viola, influenzato dallo zio, ma quando entra nelle giovanili della Roma, voluto da Bruno Conti, si infatua della maglia giallorossa. Ogni calciatore, nella sua esperienza sul campo, ha un incontro calcistico che gli cambia la carriera; nel caso di Federico è Andrea Stramaccioni, ex allenatore anche dell’Inter, all’epoca mister degli allievi della Roma. È lui infatti a farlo diventare centrocampista, dopo che, fino a quel momento, aveva sempre giocato centravanti. Nel crescere passa poi dagli allievi alla Primavera e lì incontra Alberto de Rossi, ottenendo i primi successi sul campo, ovvero un campionato e una coppa Italia di categoria, in anni particolarmente floridi per il settore giovanile: in quella squadra militavano infatti calciatori del calibro di Florenzi, Politano, Caprari, Barba e Stefano Sabelli. Nel dicembre 2011 Luis Enrique, allenatore proveniente da un’altra filosofia calcistica e di vita, decide di gettarlo nella mischia in una sfida contro la Juventus; come raccontato dallo stesso Federico a Il Romanista (20 febbraio 2019) in quella partita, per resistere alla pressione del debutto fu fondamentale Daniele de Rossi, che in quegli anni giocava da centrale difensivo, ma del quale Federico viene indicato come possibile erede. DDR in quella partita gli disse “ti do una mano io se sei in difficoltà, starò dietro di te, fai quello che sai e vedrai che andrà tutto bene”, e Viviani lo considera, oltre che un amico, il suo angelo custode per quella gara. Per la cronaca, lo stesso De Rossi andò a segno e la partita terminò sul punteggio di uno pari.
Gli anni di B. Nonostante un debutto precoce, anche per Viviani iniziano i prestiti in giro per l’Italia, ma, a differenza di tanti altri suoi colleghi, la serie B sarà per il centrocampista un’occasione per farsi conoscere ed apprezzare, giungendo poi in serie A nel momento migliore della propria maturazione. Si parte da Padova nel 2012-2013, squadra con la quale Viviani troverà i primi due gol tra i professionisti, in una sfida tra i biancoscudati e l’Empoli: il primo con quella che diventerà la specialità della casa, ovvero il calcio di punizione, il secondo con un preciso rasoterra dalla distanza. Dopo Padova passa al Pescara, dove segna due reti, ma nel gennaio 2014 torna poi alla Roma, nell’ambito di un’operazione che porta Gianluca Caprari al Delfino. Il giorno successivo va di nuovo in prestito, questa volta al Latina.
I gol al Brescia con il Latina. Il Latina, nei suoi anni di B, è sempre stato un avversario ostico per le Rondinelle e le partite della stagione 2014-2015, da questo punto di vista, non fanno eccezione. Si parte con la sfida del Francioni, il 25 ottobre; partita equilibrata, che viene sbloccata da un calcio di punizione concesso dall’arbitro Abisso per fallo di Antonio Caracciolo su Crimi: alla battuta si presenta Federico Viviani, che con un preciso arcobaleno insacca alle spalle di Minelli. Il gol verrà poi pareggiato dal solito Andrea Caracciolo. Gara di ritorno, stessa situazione: altra punizione dal limite, Viviani insacca, questa volta alle spalle di Michele Arcari. La partita finirà poi sul punteggio di 2-1 per i Pontini, che condanneranno un Brescia contestato dai suoi tifosi alla quattordicesima sconfitta in stagione. Alla fine della stagione, la migliore di sempre per il centrocampista, i gol saranno otto.
L’arrivo in serie A. Dopo tre stagioni in B, nel 2015 ecco l’arrivo nella serie maggiore, con la maglia dell’Hellas Verona: l’impatto è buono, considerando che i gialloblu termineranno il campionato al ventesimo posto: le presenze a fine stagione saranno infatti venti e i gol tre, di cui uno decisivo per una delle poche soddisfazioni di quell’anno per il pubblico del Bentegodi, ovvero la vittoria per 2-1 contro la Juventus l’otto maggio del 2016. Dopo Verona Viviani approda a Bologna, ma sarà poi nel 2017 che inizierà la sua storia con la maglia della Spal, conclusa ieri dopo complessive cinque stagioni, inframezzate da un semestre al Frosinone nemmeno troppo fortunato e da una stagione 2019-2020 altrettanto disgraziata con la maglia del Livorno, conclusa con la retrocessione degli amaranto.
Biancoazzurro. Il Brescia ha un nuovo regista. Dopo un paio di anni a puntare su Tom Van de Looi, la società del presidente Massimo Cellino ha deciso di invertire la rotta, andando su un nome già pronto, meno “futuribile” ma più spendibile nell’immediato. L’impressione è che in una squadra giovane, bisognosa di certezze, un giocatore del genere a centrocampo possa rappresentare una svolta, e pure per lo stesso giocatore olandese avere uno come Viviani davanti nelle gerarchie potrebbe rappresentare una svolta, anche se logicamente potrebbe togliergli spazio. Non avendo più il peso di essere il titolare “per forza”, VDL potrebbe esprimersi sul campo più libero mentalmente, potendo anche “affinare il mestiere” con l’aiuto dell’ex Spal. Ora non resta che lasciare la parola al campo. E chissà, magari come accadde ai tempi di Budel e Cordova, i due potrebbero anche giocare insieme.