CELLINO: “PENTITO DI ESSERE TORNATO IN ITALIA CINQUE ANNI FA, MA IL BRESCIA NON E’ IN VENDITA. SOFFRO PERCHE’ MI FANNO SENTIRE QUELLO CHE NON SONO. RIBADISCO CHE FAREMO MERCATO”

In un’intervista al ”Giornale di Brescia” il presidente fa il punto sulla sua gestione: “Volevo portare il Brescia in A e poi tornare in Inghilterra, ma adesso è cambiato tutto. Un errore prendere Balotelli e cacciare Maroccu, ma anche… riprenderlo”

Brescia. In un’intervista al quotidiano “Giornale di Brescia”, Massimo Cellino ha fatto un riassunto dei primi cinque anni passati a Brescia. In verità ha ribadito concetti già noti, nulla di particolarmente diverso dal solito da dare in pasto ai tifosi del Brescia. Questi comunque i passaggi fondamentali. 

Pentito. “Di aver preso Balotelli, non è stata un’operazione delle mie. Di aver mandato via la prima volta Marroccu, ma anche di averlo ripreso. Di essere tornato in Italia”. 

Sofferente. “Questa vicenda del sequestro mi fa soffrire e mi mette in imbarazzo. Mi sento ingiustamente penalizzato, non sono un delinquente. Passo per un personaggio arido e senza emozioni, ma non è così”. 

Il club non è in vendita. “Il mio obiettivo iniziale era portare il Brescia in serie A, lasciarcelo e tornare in Inghilterra a vivere e fare calcio. Ma dopo aver vissuto il Covid in questa città sono cambiate anche le mie prospettive. Non scappo, a maggior ragione adesso che ci sono personaggi “appollaiati” pronti ad acquistare la società. Qualcuno pensa che il mio sia un modo anacronistico di fare calcio, ma in realtà ho dei principi e una morale dai quali non transigo. Tenere i conti in ordine è al primo posto, il Brescia è una società sana”. 

Mercato. “Potrei dire che non posso farlo per la vicenda del sequestro, ma non è così: darò a Clotet i giocatori che ancora servono. Sicuramente sugli esterni bassi dove siamo carenti. Sono fiero di avere un allenatore come lui, è un innovatore e noi dobbiamo innovare per crescere. Se avrò pazienza con lui? Devo averla”.