ADORNI: “SO PRENDERMI LE RESPONSABILITA’. L’ANNO SCORSO SONO STATO SFORTUNATO ALL’INIZIO POI HO FATTO BENE”

“Clotet ci chiede di tenere la linea alta per andare a recuperare palla il prima possibile. Serie B di grande livello, anche noi dobbiamo alzare la qualità: siamo il Brescia e ci riusciremo”

Ronzone. Davide Adorni inizia una nuova stagione, quella in cui avrà una duplice missione: riscattarsi dopo alcune prestazioni non positive e fare da “chioccia” ai giocatori più giovani.

Per te è una ripartenza da zero? Riflettendo sulla scorsa stagione, credi che il cambio di ambiente da una piazza più “tranquilla” ad una più “esigente” abbia influito sulle tue prestazioni?

«Allora, diciamo che all’inizio di ogni stagione bisogna ripartire da zero. Non bisogna mai guardare cosa si è fatto la stagione precedente, ma si deve invece ripartire con nuovi stimoli e nuovo entusiasmo. Ogni anno lo approccio così e anche in questo caso non farò eccezione». 

Quanto è importante per una squadra iniziare il campionato con gli stessi difensori centrali dell’anno precedente? Quando sei arrivato a Brescia avevi sottolineato l’importanza di avere un buon feeling con il tuo compagno di reparto…

«Sì, diciamo che ritrovare gli stessi difensori e gli stessi compagni ti avvantaggia. Continuare un lavoro già impostato l’anno scorso è una buona cosa. Avevamo trovato un buon feeling, spero di continuare con loro». 

In una squadra giovane come quella dell’anno prossimo, un trentenne come te potrà e dovrà fare un po’ da chioccia…

«Sì, ad oggi siamo decisamente giovani, ma io, anche quando ero più giovane, ho sempre dato consigli. La mia indole è sempre stata quella di comunicare, mi è sempre venuto automatico. A maggior ragione dovrò farlo adesso che sono un po’ più “grandicello”: sarà un obbligo, ma comunque una cosa che mi sento dentro». 

Quali sono i concetti che mister Clotet cerca di trasmettervi riguardo la fase difensiva?

«Con il mister è da una decina di giorni che abbiamo iniziato a lavorare, ma lui ha già fatto capire quelle che sono le sue indicazioni. Adesso stiamo lavorando molto nell’aggressione in avanti, con la linea alta: vuole infatti che andiamo ad aggredire alto, per recuperare la palla il prima possibile. Sono concetti che mi piacciono molto, sicuramente dobbiamo lavorarci, ma si vede che la squadra è predisposta. Stiamo lavorando con queste idee». 

Che stagione ti aspetti? Sia dal punto di vista personale che di squadra.

«Da quando faccio io la serie B, da circa sei-sette anni, ogni anno è sempre più complicato. Il livello si alza sempre, ma negli ultimi anni ho comunque cercato di lottare per qualcosa di importante. Quando sono arrivato qua a Brescia a gennaio l’obiettivo era di salire in serie A, non ci siamo riusciti ma ci siamo andati vicini: credo che arrivare a tre punti dalla promozione diretta e giocarsi la semifinale con la squadra che ha meritato sul campo di essere promossa sia comunque un buon risultato. È bello sapere, da giocatore di questa categoria, che il livello si sta alzando. I valori si stanno alzando, ma noi siamo comunque il Brescia: dovremo quindi alzare il nostro livello alla pari delle altre per giocarcela. Le partite diranno chi siamo, già dalle amichevoli, e su questo il mister ha le idee chiare: le partitelle ce le giochiamo tutte fino alla fine e credo che l’importante sia quello». 

Cosa rispondi a chi ti dice che a Brescia hai faticato per le differenti pressioni rispetto a Cittadella?

«Come già avevo detto, all’inizio penso di essere stato “sfortunato”, dato che sono stato espulso dopo pochi minuti, una cosa che non succede spesso, e poi, quando sono rientrato, ho avuto uno stiramento. Penso però, nel resto della stagione, di aver fatto bene come tutta la squadra. Mi ripeto, secondo me abbiamo disputato un grande campionato, pur avendo mancato la ciliegina sulla torta. Però, continuando su quella strada lì, ci potremo togliere delle belle soddisfazioni». 

Questo Brescia, per come è stato costruito, con un mix di giocatori più esperti e più giovani, può ricordare il tuo Cittadella?

«Diciamo che, più che il mix di giovani e meno giovani, a ricordarmi il Cittadella è soprattutto la mentalità che si sta creando: un’identità solida, di una squadra solida che vuole fare le cose per il meglio. Sono stati presi i giocatori giusti con le motivazioni giuste, guidati da un allenatore che attacca e che vuole vincere su tutti i campi. Quindi la mentalità è la cosa che si avvicina di più, poi per quanto riguarda i giocatori non cambia tanto: sono le motivazioni che ognuno di noi deve avere a fare la differenza». 

Che bilancio fai dei tuoi primi mesi a Brescia? C’è qualcuno dei nuovi arrivi che ti ha impressionato?

«Penso che la stagione dell’anno scorso sia stata positiva; non siamo riusciti a coronare un sogno, ma avevamo contro squadre molto forti; bisogna sempre ricordarlo. Abbiamo lottato con le squadre migliori. Non siamo riusciti a salire, ma penso che se saremo tutti uniti, ovvero società tifosi e giocatori, potremo divertirci ancora. Per quanto riguarda invece chi mi ha impressionato, dico Nuamah, ragazzo del 2005 che ha fatto vedere buone qualità. Deve sicuramente lavorare tanto, ma la voglia ce l’ha e ha pure qualche ottimo colpo». 

Quest’anno senti una maggiore responsabilità di fare bene?

«Le responsabilità, per quanto mi riguarda, me le son sempre prese. Anche quando ero più giovane non sono mai stato uno che si nascondeva, ho sempre voluto giocarmi le mie carte e mettermi in discussione. Poi, quando crescono le responsabilità, vuol dire che qualcuno ti sta dando fiducia e stai facendo le cose bene. Penso che a Cittadella lo avessero capito, quindi mi avevano dato la fascia di capitano. Poi sono arrivato qui a Brescia, e allo stesso modo sono convinto che pensassero che avrei potuto avere un ruolo importante. Ho sempre dato tutto e voglio continuare a farlo, per il Brescia e per questa società».