“Sono tornato perchè le incomprensioni con Cellino non erano insanabili. Clotet guarda le caratteristiche più che i nomi dei giocatori. Non abbiamo la necessità di vendere Joronen e Cistana, se lo faremo è per avere contropartite importanti. Noi direttori sportivi esperti siamo ancora un valore aggiunto. Amo questa città che mi ricorda la mia giovinezza, ci serve la spinta dei tifosi”
Torbole Casaglia. Riecco Giorgio Perinetti, l’uomo con sangue bresciano nelle vene, colui che quando parla sembra affrontare la vita con flemma, ma in realtà è tutta esperienza, consapevolezza del ruolo, delle difficoltà e allo stesso tempo delle opportunità che offre il calcio.
Direttore, come mai ha accettato di tornare a lavorare con Cellino dopo essere stato allontanato nonostante in coppia con Clotet avevate fatto un gran lavoro?
“C’erano incomprensioni passate col presidente non insanabili, se sono qui significa che sono state risolte. Cellino lo conosco da 30 anni. Con lui c’è bisogno di un confronto quotidiano, è impegnativo e stimolante, un modo di lavorare che ti rende ancora più coinvolto e partecipe. Torno in una città che amo, quella della mia adolescenza, qui ho tanti rapporti famigliari, sono in una società importante e gloriosa. Ritrovo un allenatore e uno staff col quale ho lavorato bene, è un modo di lavorare inconsueto rispetto a quello degli italiani, ma è un modo che mi piace. Sono contento perché non c’è più quella pandemia che non mi ha permesso di vedere il Rigamonti pieno. Devo risponde ad un impegno con professionalità. Vogliamo partire con slancio e cercare di curare con attenzione tutte le cose che ci serve seguire. Il mercato è sicuramente la cosa più intrigante, Sarà fondamentale il rispetto dei ruoli, anche tra società e media, so che c’era un ottimo rapporto col mio predecessore”.
Che tipo di Brescia sarà?
“Ambizioni ne abbiamo anche noi, c’è modo e modo di sbandierarle. Abbiamo la volontà di crescere, puntiamo a una stabilità per avere continuità. Non è certo che acquistare nomi importanti porti risultato: la Cremonese con 5 prestiti puri è andata in serie A. Dobbiamo aiutare lo staff tecnico per supportare il suo pensiero di calcio. Sono pochi episodi che determinano i risultati stagionali. Il presidente conosce i giocatori meglio di me, non rimpiange di non aver fatto certi riscatti (leggi Tramoni, ndr). Dovremo aspettare per capire che Brescia sarà. Ci attende uomini campionato particolare, difficile da decifrare, andranno fatte due preparazioni”.

Che Clotet ritrovano i tifosi bresciani?
“Pep ci aveva dato belle soddisfazioni, alla Spal penso abbia fatto molto bene nonostante tutto. Dovrà far crescere individui e collettivo”.
Com’è la situazione di Joronen?
“E‘ un nostro giocatore, abbiamo la facoltà di trattenerlo per altre due stagioni e lo faremo, ha espresso la possibilità di cogliere opportunità se ne ha, ma abbiamo fatto investimento importante su di lui quindi non ci rinunciamo volentieri. I giocatori ogni tanto hanno questi passaggi. È il tempo che ci preoccupa, se parte parte in questi giorni ok perchè possiamo trovare il sostituto, altrimenti poi diventa un problema e quindi rimarrà con noi. Non possiamo rimanere appresi a Joronen”.
Quale sarà l’obiettivo minimo della prossima stagione?
“Gli obiettivi sono sempre massimali, bisogna lavorarci, poi ci sono anche gli altri con cui fare i conti”.
Non è in atto quindi un ridimensionamento?
“Ho visto l’anno scorso arrivare a Brescia nomi altisonanti e non è che questo abbia portato al risultato della serie A. I modi per arrivare all’obiettivo possono essere molteplici. Cerchiamo una crescita tecnica, con obiettivi funzionali. Le pagelle estive spesso non rendono.
Considera che la continuità sia un valore per fare bene? A Brescia ultimamente questa è mancata anche negli incarichi societari…
“Siamo qui per lavorare e creare qualcosa. Andiamo oltre il progetto tecnico. Crediamo di poter gestire bene questa ripartenza, puntando sull’esperienza del presidente, e se me le concedete anche sulla mia, per raggiungere un livello sempre più alto con il quale puntare agli obbiettivi massimi. C’è gente che pensa di prendere giocatore pronti per la serie A e poi arriva dodicesimo… Vogliamo far bene per poter creare qualcosa che possa piacere e dare soddisfazioni. Possiamo anche fare errori, ma siamo convinti che le case costruite in fretta possano crollare la mattina dopo. Avremo una squadra mediamente giovane, con giocatori estremamente motivati”.
Lecce, Cremonese e Monza sono salite con Corvino, Braida, Galliani. Servono i grandi vecchi, come lei, del calcio italiano per vincere?
“Conta avere idee chiare, concetti concreti. L’esperienza poi non credo faccia male. Non credo sia casuale che abbiano vinto personaggi così, ma ci vuole anche continuità per riuscire a realizzare l’obiettivo”.
Lei, Clotet e Gasaldello come vivete il rientro?
“Ci siamo sentiti, ci piaceva l’idea di riprendere qualcosa lasciato a metà. Esserci ritrovati per riportare un certo concetto di calcio ci dà grandi stimoli”.
Sarà una serie B grandi nomi, come va affrontata?
“Sono scese e salite grandi città. Campionato completamente intrigante. Giocheremo le prime partite con il mercato aperto poi c’è quello di gennaio con un mercato che quest’anno sarà ancora più determinante. Non sarà facile, ma ci stiamo lavorando”.
Come gestirete la vicenda Cistana e quella del successore di Jorenen?
“Andrenacci è stato riscatto non a caso, è una garanzia, non un capriccio, sappiamo bene cosa ci può dare. Soppesiamo le contropartite in caso di addio di Joronen, ma devono essere contropartite importanti. Per questo ci servono certezze sulla vicenda di Joronen. Cistana è un giocatore nostro, un elemento determinante, se poi viene lo sceicco e ce lo prende… Non abbiamo in preventivo di vendere Cistana. Di certo chi lo vuole sa che non può portarcelo via il il 30 agosto”.
Il messaggio della campagna abbonamenti sposta le responsabilità sui tifosi?
“Ci vuole coinvolgimento, sento dire che bisogna fare di più, ma bisogna farlo insieme. L’abbonamento non è solo un parametro economico, chi conduce la società deve dare il massimo, ma la è spinta che ti danno i che ti aiuta a fare meglio. A livello societario noto il ritorno importante di Piovani, finalmente posso lavorare anche con lui, altri dirigenti sono cresciuti (presente in platea anche il segretario generale Mastropasqua, ndr). La società deve dare segnali, speriamo di essere capiti, ma la spinta”.
Questo ritorno per lei è anche una sfida personale?
“Conosco Cellino dal 1992. Non puoi raccontargli favole, pretende che tu sia preparato nelle risposte. Devi essere aperto al confronto , ero pronto al secondo anno dopo aver resistito al primo, ora sono qui per finire quello che avevo cominciato. Ci sono presidente più facili di lui, che delegano, ma sono sempre di meno”.
Come ha trovato Cellino alle prese con le vicende giudiziarie?
“Non dico sereno perchè gli umori cambiano di giorno in giorno, ma ho trovato un presidente con cui si parla, ma non affrontiamo queste vicende, parliamo di calcio”.
Ma la questione giudiziaria sta influendo sulla costruzione della squadra o è proprio un nuovo modo di fare calcio quello che ha in testa Cellino?
“Non è che si prendono giocatori di C piuttosto che dei A per spendere meno, ma per dare semmai all’allenatore chi serve. Clotet ha bisogno di gente che abbia intensità, voglia di migliorare, per giocare un buon calcio come quello della seconda parte del campionato 2020-21. Uno sviluppo di calcio che all’estero è più sviluppato, ma che può attecchire anche da noi. A Brescia ci crediamo”.
Clotet ha fatto richieste particolari?
“C’è un continuo scambio di idee. Lui batte sul tasto delle caratteristiche di un giocatore, non sul nome”.