SENZA PAURA AL NUOVO ANNO ZERO, MA CON CHIAREZZA E COERENZA

Brescia. Abbassare il monte ingaggi non vuol per forza dire ridimensionare o diminuire le ambizioni. L’importante è avere un’idea, un progetto, una strada da percorrere. Con dignità, coerenza, trasparenza. Un paio d’anni fa, nel corso di una telefonata, Massimo Cellino ci chiese: “Ma secondo lei, come fa il Cittadella ogni anno a spendere meno di tutti e a lottare comunque per andare in serie A?”. Rispondemmo al presidente del Brescia con un semplice parola: “Programmazione”. Sempre lo stesso direttore sportivo, giusto per cominciare: Stefano Marchetti, uno che si vede poco, ma che si sente, uno al quale viene data carta bianca e un budget preciso dal quale non derogare. Uno scouting attento durante l’anno, per pescare quei giocatori in cerca di lancio o di rilancio. Anche e soprattutto dalle categorie inferiore. E un allenatore che una volta scelto ha tutta la stima di diesse e proprietà. Un allenatore al quale non vengono imposti moduli, scaramanzie o pinzillacchere varie. E che non viene messo in discussione dopo il primo pareggio casalingo. Questo è il Cittadella. E questo piace pensare che possa diventare il Brescia, due anni dopo quella telefonata, in un anno che sarà l’anno zero. Del quale non bisogna aver paura dato che la tifoseria bresciana ha dimostrato di saperne già sopportare diversi nella propria storia.

Senza andare troppo in là nel tempo, basti ricordare la ripartenza con Bonometti-Sagramola-Castagnini nel 2015 quando il “bambole, non c’è una lira” fu il mantra stagionale per i noti pregressi dell’ultima gestione Corioni, ma dove si creò un senso di appartenza (circa 8000 abbonati seppure a prezzi stracciati) che portò la squadra allenata dal primo Boscaglia a regalare un girone d’andata fatto di vittorie e calcio spettacolo fino al quinto posto; ci fu poi un calo dovuto alla mancanza di ricambi e all’impossibilità di operare sul mercato, era fisiologico. Infatti il tifoso bresciano, o quantomeno la maggioranza, capì. Così come capì l’anno dopo con la salvezza all’ultima giornata (suonare Trapani) e quello dopo ancora, il primo di Cellino, quando pure si dovette aspettare l’ultimo turno (Ascoli, do you remember?) per scacciare l’incubo della serie C.

Le chiavi, come sempre, sono chiarezza e coerenza. Ciò che Cellino è chiamato a dare alla piazza in questo nuovo anno zero. 

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