Il saluto a Caracciolo, qualche problema con le mascherine e un interrogativo: la struttura del Rigamonti è attrezzata a contenere più delle solite cinquemila persone?
Brescia. Chiunque sia ancora avvezzo a frequentare tutto l’anno i gradoni dello stadio Rigamonti sa bene come verso marzo-aprile, con l’arrivo della primavera, risbocci la passione per la squadra della propria città in molte persone. Tutto ciò fa parte delle consuetudini tipicamente, ma non solo, bresciane. L’arrivo dei cosiddetti “occasionali “ fa parte del folklore dell’impianto, tra chi li accusa di portare scalogna, chi li disprezza e chi invece li accoglie ben volentieri, consapevole del loro essere fondamentali per raggiungere determinati record di spettatori. Le promozioni riservate ad under 18 e signore, in tal senso, fanno molto, anche se una ragazza, seduta qualche fila sotto di me, credo non abbia particolarmente gradito lo spettacolo offerto dal primo tempo, dati i corposi sbadigli tirati; signora mia, la serie B non è per palati fini. Si prende ciò che viene.
Segna per noi Caracciolo. Dire qualcosa di nuovo su Caracciolo è complicato, data la grandezza del giocatore e considerando ciò che ha dato al biancoblu in tredici stagioni. Negli ultimi anni a pochi calciatori è stato dato il privilegio di potersi ritirare “a modo loro“: pensiamo solamente a Totti, scaricato come ormai un fardello, Del Piero, liquidato da Andrea Agnelli, o più recentemente Insigne, fuggito in Canada con un corposo assegno ma comunque “tradito” dalla squadra della sua città. La sensazione è che quindi, nel malcostume generale, qualcosa in più si potesse fare, per cercare di trattenere Andrea e permettergli l’addio al calcio romantico che tutti gli sportivi sognano, ovvero con la standing ovation di tutto lo stadio. Qualcosa di simile al saluto di Roberto Baggio a tutto il pubblico di San Siro, tanto per intenderci.
FFP2. All’entrata allo stadio, un piccolo giallo ha generato in me una riflessione, ovvero una signora, presentatasi ai cancelli munita di mascherina chirurgica invece che con la FFP2, dispositivo di protezione individuale da utilizzare negli impianti sportivi secondo regolamento d’uso attuale. La signora, poi entrata, è chiaro come quest’anno non sia stata un habitué del Rigamonti: abbiamo tutti imparato come, almeno all’ingresso, al fine di evitare problemi, sia necessaria la mascherina più “schermante“. Poi dentro, come da italica tradizione, liberi tutti, ma all’ipocrisia nel nostro paese bisogna sempre pagare un piccolo prezzo. Poco importa poi se in tutto il resto del mondo, ma anche solo normalmente all’aperto, non sia più necessaria da tempo alcuna mascherina: sul tifoso vengono infatti sperimentate le norme più astruse, alimentando tensioni e frustrazione anche nel personale addetto ai controlli, purtroppo inadatto a gestire situazioni di tal genere o comunque un afflusso di tifosi più corposo del solito: nell’eccezionalità (purtroppo) si nota la disabitudine.
Note di colore. Il record stagionale di spettatori di ieri sera è significativo, considerando le previsioni che minacciavano un acquazzone, poi abbattutosi per pochi minuti su Mompiano e il periodo favorevole ad una settimana di ferie tra Pasqua e 25 aprile. Non resta quindi che sperare che la promozione a due euro venga mantenuta, se non allargata, anche per la Reggina, nel tentativo di sfondare quota novemila spettatori. Il clima che si respirava ieri al Mario Rigamonti, con tutto lo stadio ad incitare i ragazzi, ha acuito la sensazione di beffa per il gol di Latte Lath: l’esito di questo campionato resta però ancora tutto da scrivere. Lo scopriremo solo vivendo.