I GIOVANI, IL CALCIO DEL FUTURO E LA BRESCIANITA’

Inizia il nuovo corso del settore giovanile biancoazzurro: tra promesse e ambizioni

Brescia. Si fa presto a dire, dopo essere finiti ancora fuori dal mondiale, che non ci sono attaccanti italiani validi in Italia, quei pochi giocano in serie B, oppure fanno la panca in A ma, la cosa, parte da lontano.Se gli stadi sono quasi deserti, i bambini ci vanno sempre meno, vuoi per i costi o per gli orari, spesso poco adatti ai più piccoli, gli oratori sono spesso chiusi o molto poco frequentati, quando mai, i bambini potrebbero appassionarsi al calcio e giocarci? Quando ero giovane io, nel paleolitico, finita la scuola, si mangiava, quindi i compiti, poi a ricorrere un pallone ovunque: dal cortile, all’oratorio, in un fazzoletto di verde, nel campo da basket, contro il muro di una fabbrica. Un bambino comincia a giocare per strada, dove c’è un rettangolo disponibile, poi finisce in qualche società di provincia, sperando di avere le qualità, ed anche la fortuna, di venire notato dalle giovanili di una squadra importante.

Già, ma non ha fatto i conti coi settori giovanili delle squadre che contano, che sono sempre alla ricerca del fenomeno a costo zero, andando a pescare un bel ragazzotto  strutturato fisicamente in giro per il globo, chissenefrega se non ha i piedi o l’estro, l’importante è che abbia un fisico già maturo per la sua età, così da prevalere in campionati in cui, qualche mese, o uno sviluppo più precoce, portano a risultati immediati. La politica dell’uovo oggi, insomma. Se non semini non raccogli, sembra evidente, e non può essere tutto delegato alle scuole calcio, dove ti insegnano ad essere un bravo soldatino al servizio dell’allenatore, ma non a divertirti inventando giocate, con genitori diventati procuratori dei figli, con la mamma che chiede spiegazioni al mister, come mai suo figlio, che fa il terzino destro, oggi abbia fatto il mediano, povera stella! E in questo contesto desolante di pochi figli nati, tenuti in ambiente protetto, poco inclini a fare squadra per qualcosa che non sia una chat, abbiamo un’offerta di giovani calciatori davvero scarsa, men che meno gli attaccanti, che sono quelli che contano di più, guadagnano meglio, ma sono i più difficili da formare.

Leggendo le notizie provenienti dal Brescia Calcio, sembra che, Cellino, voglia una maggiore brescianità nelle giovanili del club, vuoi per il senso di appartenenza, ma anche perché ha capito perfettamente che bisogna fare un passo indietro, e ripartire dalle covate di bambini in loco, senza prendere prodotti confezionati da altri, che ti danno una resa immediata, salvo poi sfiorire, al momento di confrontarsi col calcio che conta. E il nostro vivaio, spesso saccheggiato in passato da altri club, ha sfornato, ultimamente, buoni giocatori come Tonali, Cistana, e Mangraviti, Cragno e parecchi altri. Incrementare il numero dei giovani bresciani che “saranno famosi” e orgogliosi di lottare con la V bianca sul petto, mi sembra un’ottima idea. O no?

Enzo Frigerio

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