Il centrocampista libico del Pisa mercoledì affronterà la squadra dove è cresciuto in Italia
Pisa. Ahmed Benali, ex di turno nel match di mercoledì Pisa-Brescia, ha raccontato a Canale 50 i retroscena della sua carriera e in particolare i suoi primi tempi al Brescia.
Come arrivasti in Italia?
“A 17 anni giocavo nella formazione under del Manchester, feci anche un’amichevole contro la prima squadra. L’anno dopo però mi infortunai e alla fine del contratto non fui confermato. Mi chiamò un dirigente del Brescia (Stefano Cordone, ndr), mi disse che mi aveva visto in quella partita chiedendomi se ero disposto ad entrare nel progetto delle rondinelle. Inizialmente non ero molto convinto: non parlavo italiano, non ero mai stato fuori dall’Inghilterra. Ci ho pensato per un intero giorno poi mi sono buttato e sono andato a Brescia”.

Pensavi che saresti rimasto a lungo?
“Assolutamente no. Credevo che avrei fatto al massimo un anno per poi tornare in Inghilterra e cercarmi una nuova squadra. Inizialmente non mi trovai benissimo nel Brescia: non parlavo italiano, c’era molta tattica da fare e non giocando tanto a fine campionato parlai con mio padre dicendogli che volevo smettere con il calcio perchè a 21 anni non vedevo un futuro. Parlai con il direttore sportivo Andrea Iaconi chiedendogli di poter rescindere il contratto. Ero pronto ad andare a lavorare. Mia moglie era incinta e qualcosa dovevo pur fare nella vita. Il diesse mi chiese solo di aspettare ancora un po’ perchè sarebbe arrivato Giampaolo come nuovo allenatore e voleva quantomeno valutarmi”.
Fu quindi tutto merito di Giampaolo se lei cambiò idea?
“Mi disse che lui non guardava al nome, alla carta d’identità o al fatto che non parlavo ancora bene italiano. Mi disse che dovevo ancora crescere, ma che era pronto ad aiutarmi. Fu la svolta della mia carriera. Cominciai a giocare e non pensai più al ritiro prematuro”.