MA NON FINISCE QUI…

Dopo 11 risultati utili consecutivi, il Brescia viene battuto nel finale nel derby dello ”Zini” con la Cremonese. Rondinelle quarte in una classifica che a 10 giornate dalla fine del campionato resta cortissima nelle prime posizioni

Cremona. Finisce qui, ma non finisce qui. Si chiude a 11 risultati utili consecutivi il filotto delle rondinelle, battute 2-1 da una Cremonese probabilmente più brillante, ma non così dominante. A spezzare l’equilibrio, a tre minuti dal novantesimo, è un errore con doppia firma: il misunderstandig tra Cistana e Joronen, sul lungo lancio di Valeri, costa caro e consente a Di Carmine di segnare il suo terzo gol stagionale interrompendo un digiuno che durava dal 18 dicembre e che gli aveva fatto perdere il posto da titolare a vantaggio di Ciofani.

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Scelte e rimpianti. Già, quel Di Carmine al quale il Brescia nel mercato di gennaio aveva fatto un pensierino per dotarsi di quel centravanti uomo d’area che nella rosa delle rondinelle non c’è. O meglio, ci sarebbe anche stato per questa partita, ma Inzaghi non se l’è sentita di dare fiducia a Flavio Bianchi, che on-fire dalla partita di martedì con il Perugia (gol e assist giocando un quarto d’ora) si è alzato dalla panchina solo dopo la rete di Di Carmine quando il cronometro segnava ormai l’88esimo. Troppo tardi. Stavolta le scelte di SuperPippo non hanno convinto. A cominciare dal voler schierare a tutti i costi Cistana reduce da una settimana tribolata per un fastidio al ginocchio: il capitano ha sì segnato il gol del momentaneo vantaggio, ma si è poi macchiato di errori non da lui nei due gol grigiorossi. Segno che bene non stava e anche se sembrava molto rischioso in vigilia buttare nella mischia il 19enne Papetti (46’ giocati in questa stagione), è umano che a bocce ferme si rimpianga il suo mancato utilizzo. Una situazione che deve far riflettere anche Adorni, chiamato ora a mettersi in carreggiata per essere quel difensore solido tenicamente, tatticamente e mentalmente, che è sempre stato a Cittadella e per il quale Cellino e Marroccu hanno inscenato una telenovela lunga tutto il mese di gennaio pur di averlo.

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La partita. In gare di così alto livello ha ragione Inzaghi a dire che sono gli episodi a fare la differenza, ma la Cremonese è stata virtuosa nel portarli dalla sua con una maggior qualità che ha saputo mettere in questo derby dell’Oglio. In un ”Zini” vestito a festa con quasi 10.000 spettatori (2000 bresciani), con le Curve che hanno cantato dall’inizio alla fine in uno spettacolo di suoni e colori, in uno stadio che per le rondinelle rimane stregato dato che non ci vincono da 25 anni, abbiamo assistito a una gara divertente, nella quale sono emerse le peculiarità di quanto fatto vedere fino ad ora dalle due squadre: Cremonese più palla a terra, fraseggio, triangolazioni, utilizzo delle fasce; Brescia più fisico, con ripartenze, palle lunghe e gioco sulle seconde palle. Ha vinto il ricamo sulla praticità e Pecchia ha in un colpo solo scavalcato l’ex compagno di squadra nella Juve e riequilibrato il discorso degli scontri diretti (a questo punto se a fine stagione ci sarà un arrivo alla pari, bisognerà ricorrere alla differenza reti globale che attualmente vede la Cremo a +7). Il Brescia si ritrova così dal secondo al quarto posto e se il Lecce questa domenica dovesse far punti a Perugia anche a -2 dalla zona serie A diretta. Ma, come diceva il mitico Corrado quando lanciava la pubblicità ne ”Il Pranzo è servito” o in altri suoi programmi di successo, ”non finisce qui”. Iniziano adesso le dieci giornate della Leonessa e gli scontri diretti non mancheranno: sabato a Lecce, il martedì dopo in casa con il Benevento, più avanti Pisa e Monza.

Resettare e ripartire. Una sconfitta ogni tre mesi ci può anche stare. O no?

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