GLI APPROCCI, L’UTILIZZO DI PALACIO E IL CAMBIO DEGLI UNDICI TITOLARI: I POMI DELLA DISCORDIA

Gli scontri diretti stanno arrivando, le somme andranno tirate solamente dopo quelli

Brescia. Il bello e il brutto delle partite di calcio, a seconda dei punti di vista, è che ciascuno può leggerle a proprio comodo. Prendiamo ad esempio l’incontro di ieri pomeriggio: il Brescia ha pareggiato, ma la partita ha diviso tifosi ed addetti ai lavori, tra chi recrimina contro Irrati per la mancata vittoria, chi è comunque soddisfatto del pareggio e infine chi è molto deluso dall’approccio iniziale e dal mancato impiego dal primo minuto del match winner della sfida contro l’Ascoli, ovvero Rodrigo Palacio. 

Non è facile essere Inzaghi. In questo momento la panchina del Brescia pesa, non c’è niente da fare. Nonostante infatti gli ottimi risultati della squadra continua a serpeggiare sempre un certo scetticismo per le scelte di Inzaghi: contro l’Ascoli la formazione iniziale aveva generato molto più di qualche mugugno, e solo grazie alla bravura di un calciatore più grande della categoria in cui gioca tutto si è sistemato. Contro il Como invece l’allenatore ha dovuto far fronte al problema di una fascia sinistra difensiva lasciata sguarnita dal titolare e dal suo sostituto, oltre che alla necessità di ruotare gli uomini, dati i molti impegni: quest’ultima però è stata recepita come un non problema, dati i commenti di malcelata insoddisfazione per la non conferma della squadra che aveva così ben figurato contro i marchigiani. L’approccio alla gara poi, ad onor del vero, non è stato ottimo, ma più per merito dell’intensità degli avversari, scesi in campo con la voglia di bissare lo scherzetto dell’andata. Il Brescia ha sì incassato, ma ha poi risposto, e solo la poca precisione sotto porta dei vari Leris e Moreo ha privato i ragazzi di Inzaghi del gol del meritato pareggio già nei primi quarantacinque. Quindi non una prima frazione da buttar via, nonostante lo svantaggio. 

Nel secondo tempo, con l’ingresso dell’eterno Palacio lo spartito della gara è rimasto tale se non migliorato: il Brescia ha preso definitivamente il centro del ring e il gol di Aye, nato dalla qualità al cross del Trenza e dall’abilità di testa di Moreo, ne è la meritata controprova. Se poi Vignali avesse anche solo provato a rimanere in piedi, data la non vigorosa spinta di Cistana, saremmo qui a raccontare della decima vittoria in trasferta dell’anno. Ma gli episodi dubbi fanno parte del calcio, anche se ci uniamo all’auspicio di Inzaghi affinché inizino a girare a favore del Brescia.

Pietre. “Qualunque cosa fai, dovunque te ne vai, tu sempre pietre in faccia prenderai “. Una vecchia canzone di Antoine è perfetta per raccontare l’ultimo mese da allenatore di Filippo Inzaghi. Prima un immeritato esonero, poi il ritorno, le continue critiche sul gioco, sull’impiego di taluni giocatori al posto di altri, sul turnover. L’allenatore biancazzurro talvolta poi reagisce, come ieri pomeriggio a una domanda insistente sull’impiego o meno delle due punte, ma ad essere scontrosi si rischia solo di fare il gioco di chi vorrebbe farti le scarpe. 

Il Brescia infatti, nonostante tutto, è lì: la posizione in classifica, in questo momento, conta poco. Si può passare da primi a quarti con un errore. Non deve quindi far male “perdere la testa della classifica “, come abbiamo letto, perché da qui a maggio potrà capitare molte altre volte, ed altrettante di riguadagnarla. Gli scontri diretti decisivi in tal senso stanno arrivando: dopo di questi tireremo le somme. 

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