Con la doppietta segnata all’Ascoli, l’argentino delle rondinelle (pomo della discordia tra l’allenatore e Cellino) è arrivato a 98 gol da quando gioca in Italia diventando il secondo marcatore più anziano nella storia del campionato cadetto
Brescia. Minuto sessantuno. Rodrigo Palacio, dopo aver realizzato la doppietta decisiva contro l’Ascoli, esce dal campo applaudito da tutti i suoi tifosi per lasciar spazio alla gioventù di Tramoni. A quarant’anni le forze vanno infatti gestite, e Inzaghi questo lo sa. L’argentino sembra però aver fermato il tempo: cinque gol in campionato, secondo miglior marcatore biancazzurro alla pari con lo stesso Tramoni, ma con più assist decisivi (tre contro uno), tutto questo in soli 1052’. La media è presto fatta: una giocata decisiva ogni partita e mezza (131 minuti).
Tra Argentina e Italia. La storia calcistica di Don Rodrigo copre un ventennio, suddividendosi tra Argentina e Italia: dopo le esperienze con l’Huracan e il Banfield arriva a Buenos Aires, sponda Boca, e con la maglia degli Xeneizes vince la Copa Libertadores, arrivando di conseguenza a giocarsi la finale di Coppa del Mondo per Club contro il Milan, in cui realizza anche il gol del momentaneo pareggio (la partita finirà poi 4-2 per i rossoneri). Grazie a queste belle prestazioni il nome di Palacio arriva anche in Europa e, in un curioso scherzo del destino, si trasferisce a Genova sponda Genoa: il quartiere di La Boca era stato infatti fondato da immigrati genovesi giunti in Argentina a partire dal XIX secolo.
In Italia impiega un paio di mesi ad ambientarsi: si sblocca infatti prima in Europa League (competizione preferita dagli allenatori per le rotazioni), a novembre contro il Lille e solo successivamente segna il primo gol italiano contro il Parma. Contro gli stessi ducali metterà a segno anche la sua prima doppietta italiana. Dal punto di vista realizzativo la definitiva esplosione si avrà nella stagione 2011/2012: mette infatti a segno ventuno gol totali, salvando la sua squadra dalla retrocessione. L’anno successivo si trasferisce all’Inter per 10 milioni e mezzo di euro, diventando la “stella “della squadra: della sua prima annata in nerazzurro si ricorda soprattutto il gol del definitivo 3-1 contro la Juventus, che costò ai bianconeri l’imbattibilità tra le mura del fu Juventus Stadium. La stagione poi non proseguì benissimo, ma Palacio rimase costante nel suo rendimento, totalizzando ventidue gol, suo record personale. Gli anni tra i nerazzurri furono comunque deludenti, soprattutto per i limiti strutturali della rosa: di questa Palacio fu comunque il trascinatore, risolvendo pure un derby con un colpo di tacco e guidando una staffetta ideale tra argentini, ovvero tra Milito e Icardi. Prima però di passare al Bologna, è necessaria la più classica delle “soste per le nazionali “: Mondiali 2014, Palacio diventa vicecampione del mondo, sbagliando, purtroppo per lui, una buona ma difficile occasione di sbloccare la finale. Ai grandi capita anche questo. Tornando ai club, tra la fine dell’esperienza nerazzurra e l’inizio di quella bolognese avviene un mutamento: Palacio cessa di essere solamente un grande finalizzatore, ma diventa anche un giocatore chiave per gli equilibri di squadra, con spirito di sacrificio ed intelligenza tattica.
Degli anni bolognesi un gol è rimasto impresso a tutti i tifosi biancazzurri: quello del 3-2 nella prima partita del Brescia di Corini al Rigamonti post ritorno in A, che diede inizio alla beffa atroce del 3-4 finale. Altra data storica è il 2 maggio 2021: segnando infatti una tripletta contro la Fiorentina supera il record di Gabriel Batistuta come giocatore più anziano a segnare una tripletta in serie A. Ma i record non sono certo finiti qua…
Migliorare sé stessi. Palacio chiude gli anni di serie A con novantatré gol segnati; ad agosto scorso infatti ha deciso di accettare, soprattutto grazie all’intermediazione di Inzaghi, la corte del Brescia: i due, infatti, si conoscono dai tempi del Bologna e hanno un rapporto consolidato. Debutta quasi subito a Terni, andando vicino al gol e lanciando un chiaro messaggio di essere venuto in città con propositi ben chiari. Contro il Cosenza arriva la prima giocata decisiva: cross pennellato sulla testa di Moreo che deve solo spingere la palla in porta. A settembre invece, ad Alessandria, diventa, a 39 anni, 7 mesi e sei giorni il più vecchio marcatore della storia biancazzurra, scalzando un altro Codino niente male. Seguirà poi la prima segnatura in casa contro il Como e altre importanti “giocate “extracampo, come il primo reintegro in rosa di Spalek, su cui El Trenza fece valere con Inzaghi il suo parere positivo. Si arriva poi alla doppietta con l’Ascoli di ieri sera, con la quale è arrivato a 98 gol in Italia, diventando il secondo marcatore più vecchio della storia del campionato cadetto, dietro ad Alessandro Lucarelli, che il 27 gennaio 2018 andò a segno contro il Novara all’età di quarant’anni, cinque mesi e sei giorni.
Il pomo della discordia. Pare che una delle ragioni della crisi tra Inzaghi e Cellino sia stata proprio l’impiego di Palacio, e anche ieri, a quanto ci risulta, il presidente non ha esattamente gradito l’impiego dell’argentino dal primo minuto. Ma tant’è, i fatti hanno dato ragione all’allenatore piacentino. A fine stagione comunque il contratto di Palacio scadrà e potrà quindi decidere cosa fare della sua carriera; considerato però lo stato di forma mostrato in quest’annata, siamo convinti che qualcosa da dare ancora al calcio ce l’abbia. A partire dal rush finale con le rondinelle nella lotta alla promozione in serie A.