”Per ora non ci sentiamo in pericolo. Sono venuto qui per fare sport, porto pazienza e penso al grande Maradona quando diceva senza peli sulla lingua quello che pensava sui potenti”
Kiev. La guerra in Ucraina, dopo l’invasione della Russia, ha effetti sul calcio e anche su professionisti bresciani. Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, è bloccato in un albergo di Kiev insieme ad altri nostri concittadini che lavorano nel suo staff: Carlo Nicolini, Giorgio Bianchi e Michele Cavalli.
De Zerbi ha parlato all’agenzia Italpresse: “Me ne sto in camera, è una brutta giornata. Ho aspettato a lungo che la federazione sospendesse il campionato, fin da quando è successo quel che è successo col Donbass però non mi sono mosso, perché io sono qui per fare sport e non potevo girare le spalle al campionato, ai tifosi che ci seguono: ho tredici ragazzi brasiliani, il mio staff, potevamo tornare a casa almeno fino a quando non ci fosse stata sicurezza, abbiamo aspettato. Stanotte ci hanno svegliato le esplosioni. Stamattina hanno sospeso il campionato e dalle finestre dell’hotel Opera abbiamo visto file di auto che si muovevano. Credo che stiano andando in Polonia. L’Ambasciata italiana ci aveva sollecitato di andarcene ma non potevo, ripeto, io uomo di sport, girare le spalle al club, al calcio e andarmene così e alla fine hanno chiuso lo spazio aereo e si sta qui. Non credo almeno per ora che siamo a rischio, sono venuto qui per fare sport, davvero, e mi armo di pazienza – prosegue De Zerbi –. Non sono venuto per soldi, me ne offrivano di più in Italia, ma per fare esperienza e ora aspetto. È un’esperienza triste anche questa. Penso al grande Maradona che quando ce n’era bisogno diceva quel che pensava ai padroni del calcio”.