Brescia e Ascoli si affrontano da tanto tempo e, possiamo ben dirlo, è sempre stata una squadra rognosa, quella picena, che ci ha fatto spesso soffrire.
Mai come quella volta, però, nel lontano campionato 1986/87, con le squadre in serie A, e la salvezza, per noi, davvero ad un passo.
Le squadre erano solo 16, 3 le retrocessioni, e si contavano ancora 2 punti a vittoria, era la penultima giornata, e con la vittoria sarebbe stata salvezza certa. Era il Brescia targato Bruno Giorgi, con Branco, Beccalossi, Aliboni in porta, capitan Chiodini, Bonometti e Zoratto, Gritti la punta, lo stadio era pieno come un uovo: nessuno voleva perdersi quella salvezza che sarebbe stata un mezzo miracolo, il tifo come era ai tempi, con i cori che spettinavano il portiere avversario.
E sembrò mettersi subito bene, per i nostri, con l’Ascoli a difendersi, e le Rondinelle a martellare l’area ospite, fino al goal di Gritti, di testa, che fece esplodere il vecchio Rigamonti.
Ma, se la fortuna è cieca, la sfiga ci vede benissimo, e l’Ascoli trovò il pari su un tiro, altrimenti parabilissimo, che venne deviato, e finì nell’angolo opposto, con Aliboni disperato. Il pareggio non sarebbe stato nemmeno un disastro, a conti fatti, ma ci fu il sorpasso dell’Ascoli con Scarafoni, che si ritrovò la palla davanti al portiere, dopo che un suo compagno sbagliò il tiro dal limite.
Finì con la sconfitta, con le speranze al lumicino, ci toccava andare a Torino contro la Juve di Platinì, che giocava la sua ultima gara in carriera, con lo scudetto già vinto, e i nostri fecero la loro parte, arrivando quasi alla fine col risultato di 2-2, ma fu un bresciano, Ivano Bonetti, appena entrato, a condannare la squadra che lo lanciò nel grande calcio.
Stranezze che capitano solo a noi…
Ezio Frigerio