E ADESSO BASTA CON I FISCHI AL PRIMO ERRORE, INZAGHI HA BISOGNO DI TEMPO E CREDITO

Al Rigamonti serve un clima positivo, come quello che darà domenica la Nord. Le critiche di fronte a situazioni evidentemente negative ci stanno, il malcontento esternato allo stadio da incontentabili e impazienti tifosi decisamente no

Brescia. Domenica il Brescia torna a giocare al Rigamonti a una settimana esatta di distanza dal folle balletto che ha portato di fatto all’esautorazione di Pippo Inzaghi. La speranza di tutti è che si sia davvero messo un punto per poter ripartire da capo dopo aver constatato che la stragrande maggioranza della piazza non gradiva il ritorno di Lopez. E quando si parla di “maggioranza della piazza” non si intendono solo alcuni giornalisti, tra cui il sottoscritto che non ha avuto timore nel prender posizione in base a dati oggettivi sulle due precedenti esperienze a Brescia del tecnico uruguagio.

Si torna al Rigamonti a distanza di tre settimane dall’ 1–1 con la Ternana, una giornata storta per tutti: per la squadra, per Inzaghi, ma anche per quei tifosi presenti allo stadio che si misero a fischiare e mugugnare ai primi errori di una compagine che era in campo con i più o meno debuttanti Huard e Andreoli. Un atteggiamento preventivo, che lasciò di stucco anche i telecronisti nazionali che stavano commentando la partita per le varie piattaforme detentrici dei diritti televisivi del campionato cadetto. Fischi e mugugni che, dalla tribuna stampa, abbiamo visto alzarsi (e non era la prima volta) anche e soprattutto dalla tribuna centrale. Dove sicuramente c’è gente che paga il biglietto o l’abbonamento, ma anche alcuni privilegiati che entrano con gli ”omaggi”. Ecco da quest’ultimi è ancora più difficile accettare certi atteggiamenti, superficiali e autolesionistici.

La Tribuna del Rigamonti.

Ogni tanto si dice che ”è colpa dei giornalisti e delle loro critiche”, ma è bene ricordare che in Italia esiste un diritto-dovere di critica inalienabile. Certo anche i giornalisti possono sbagliare essendo magari a volte precipitosi in certi giudizi, ma ognuno risponde alla propria coscienza. E soprattutto al proprio lavoro, fatto di studi, analisi e approfondimenti. Almeno per chi crede in questo. E chi scrive, da ormai quasi 30 anni, cerca di muoversi proprio in un determinato canovaccio professionale fatto di studi, esperienze, certificazioni (esiste un albo, per entrare nel quale bisogna studiare materie di cultura generale e dare un esame di stato). Il ”remare tutti dalla stessa parte” vuol dire tutto e niente. E’ chiaro che chiunque sia in buona fede nella stampa locale ha interesse che il Brescia ottenga buoni risultati, ma fare il giornalista non significa far parte dell’ufficio stampa. Ci sono appunto ruoli e opinioni ben distinte. L’importante è il rispetto.

E parlando di rispetto, al netto del diritto-dovere che anche un tifoso ha di esprimere le proprie opinioni sulla squadra che segue, quei fischi, quei ”nooo”, per non dire di peggio, alle prime azioni che non portano al gol non sono francamente più accettabili. Inzaghi, che riteniamo abbia in termini di punti conquistati fatto anche qualcosa in più rispetto al valore reale della squadra, ora ha bisogno di credito e fiducia. Prima di tutto da parte del suo datore di lavoro, ma anche da chi va allo stadio. Non è certo un discorso relativo alla Nord, che ha già annunciato pieno sostegno alla maglia e che – ne siamo certi – farà il possibile per creare a Mompiano una ”bolgia” per trascinare Bisoli e compagni alla vittoria contro l’Alessandria. Vorremmo che per almeno qualche partita da altri settori arrivino, se non proprio applausi a prescindere, serenità e un pizzico di fiducia. Almeno fino al 90esimo. I fischi e i mugugni in presa diretta (ben diversi dalle critiche oggettive) ci stanno solo di fronte ad acclarate problematiche, che ancora non vediamo in una squadra comunque in piena lotta per i primi due posti. Sostenere ”ma il Brescia gioca male” oppure ”bisogna andare oltre i risultati” in questo momento non ci pare la soluzione migliore. Da Cellino in giù fino ad arrivare a certi, incontentabili, tifosi.