STROPPA: “IO, BRESCIA, BERLUSCONI, CELLINO, IL MONZA E IL BIG MATCH DEL RIGAMONTI”

L’allenatore dei brianzoli in un’intervista esclusiva per Bresciaingol.com: “Dopo aver giocato con le rondinelle mi sono trasferito da voi perchè avevo interessi extra calcistici, non pensavo di fare l’allenatore. Con la mia famiglia ci siamo trovati subito benissimo. Brescia fortissimo, noi cerchiamo qualche colpo in trasferta”

Brescia. Non ha mai battuto le Rondinelle: in cinque precedenti tre vittorie per il Brescia e due pareggi. È molto amico di Inzaghi ma punta a fargli un grosso dispetto; stiamo parlando di Giovanni Stroppa, attuale allenatore del Monza, che dopo Andrea Colpani (potete trovare la sua intervista qui: https://bresciaingol.com/2021/12/04/colpani-tifo-brescia-da-sempre-dico-grazie-allatalanta-devo-vincere-con-il-monza/) si è “confessato “ in esclusiva in videochiamata con il nostro direttore Cristiano Tognoli. Ecco cosa ha raccontato. 

Il Monza nelle ultime otto gare ha totalizzato sedici punti. Cosa è cambiato?

«Probabilmente stiamo raccogliendo ciò che abbiamo seminato dall’inizio del campionato, anche grazie al recupero di alcuni giocatori che all’inizio non c’erano e che quindi non son riusciti a fare la preparazione con noi: cinque giocatori davvero importanti, tre centrocampisti e due attaccanti, che non hanno fatto né preparazione né ritiro. Sono arrivati ora in condizione, e molto spesso ad un allenatore nuovo serve tempo per imprimere le proprie idee». 

Il Monza è quindi tornato prepotentemente ad essere una delle candidate alla promozione?

«Non ancora secondo me, dobbiamo fare ancora qualche passettino in avanti, e questo te lo può dare qualche vittoria in trasferta, al di là della continuità di risultati. Qualche punto fuori è il viatico per ottenere qualcosa di grande». 

Ti riferisci quindi anche a domenica al Rigamonti…

«Sempre, con il massimo rispetto per tutti. Sappiamo che sarà una partita difficilissima, il Brescia merita la posizione che occupa, sta facendo un ottimo campionato sin dall’inizio. Vincere a Parma non è poi cosa semplice per nessuno».

Hai giocato un giorno prima rispetto al Brescia, quindi immaginiamo avrai visto la partita. Come ti è sembrata la squadra al Tardini?

«Tosta. È una squadra fluida, al di là dei sistemi di gioco che può adottare Inzaghi, pericolosa in qualsiasi momento, di gamba, tosta anche caratterialmente. Ha qualità davvero importanti». 

Cosa rappresenta il Brescia per te?

«Per quello che è stato il discorso professionale, è stato un rapporto molto intenso e gratificante. Abbiamo conseguito una promozione straordinaria, poi il periodo post calcio mi ha dato le radici: abito da voi da anni, la famiglia è bresciana a tutti gli effetti, e mi lega un affetto sportivo nel vivere la città praticamente quotidianamente». 

Come mai hai deciso di vivere a Brescia? Si vive bene secondo te?

«In realtà abito poco fuori Brescia, in un contesto tranquillo, giusto compromesso tra l’avere una città vicina e la serenità della campagna. Le mie figlie vanno a scuola in città, io poi all’epoca stavo smettendo di giocare, avevo qualche interesse extracalcistico, non pensavo che avrei fatto questo mestiere e gli interessi che mi portavano a fare qualcosa oltre il calcio erano proprio nella zona dove ora viviamo da tanti anni».

Sappiamo che Cellino ti stima moltissimo e che ha cercato di portarti a Brescia. Come mai l’interesse non si è mai concretizzato?

«Probabilmente per il tanto mercato che per fortuna ho. Ricordo che qualche anno fa ero legato a Foggia, pensavo di rimanerci, ma a livello temporale le due necessità non si son trovate».

Senti la pressione di dover vincere “per forza “? Galliani non ne fa mistero, lui e Berlusconi vogliono portare il Monza in serie A…

«È il mio percorso ( ride, ndr). Nelle mie ultime esperienze, a Foggia e a Crotone, avevo lo stesso obiettivo, vincere e salire di categoria. Fortunatamente è andata bene, e qui è la stessa cosa: sapevo di trovare le stesse pressioni, che mi piacciono, perché allenare una squadra per vincere è molto stimolante. Ci vuole molto equilibrio nella gestione dei rapporti, per far digerire qualcosa che magari sta arrivando, perché non voglio dimenticare quanto sia difficile trasmettere qualcosa di nuovo. Quando cambia l’allenatore si stravolgono alcune dinamiche; l’affetto e la stima che mi legano a Berlusconi e Galliani sono saldi, ma devi dimostrargli il lavoro che stai facendo sul campo e ciò che puoi dare alla squadra: le cose, come dicevo all’inizio, non sono partite bene ma ora l’identità è evidente: non sono però ancora soddisfatto, nonostante i ragazzi siano eccezionali in questo e ne apprezzo il lavoro».

Ultime due domande: la prima è su Pippo Inzaghi e la sua idea di calcio, il tuo magari più di possesso, il suo più verticale…

«Con Pippo ogni tanto ci messaggiamo, stimandoci tantissimo: io lo ritengo infatti uno degli allenatori più importanti di questa categoria. Ha la pressione di dover vincere, ha però dimostrato con la sua identità di gioco impressa alla squadra di valere ciò che penso di lui».

La seconda invece è su Andrea Colpani, che seguiamo con interesse: sta facendo bene, segna…

«Andrea sta arrivando. Mi spiego meglio: era abituato probabilmente a fare un calcio di tipo giovanile, in cui però doveva metter dentro dei numeri. Doveva cioè crescere nelle giocate, nella capacità di difendere la palla, di rifinire l’azione: in questo momento sta evidenziando le sue ulteriori qualità, perché essere soltanto belli non paga. Bello deve essere infatti anche efficace. Tutto ciò però non basta, ci sono margini di miglioramento straordinari, mi auguro quindi e spero che possa crescere da qui alla fine».

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